E’ stato tolto il certificato Antimafia agli imprenditori-coraggio che denunciarono il pizzo dopo aver ricevuto, a Modena, delle minacce dal clan di Michele Zagaria. A quanto pare è emerso qualcosa di poco chiaro sul conto di Raffaele Cantile e Francesco Piccolo sta per emergere, lo fa presagire una deposizione dell’11 novembre ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia del dirigente di polizia Andrea Vincenzo Curtale. Ad accendere la «lampadina» del pericolo di infiltrazione mafiosa nel Modenese è stato il Gruppo Interforze Ricostruzione Emilia Romagna. Poi, la Prefettura di Modena ha fatto il resto, togliendo il certificato Antimafia alla ditta Pi.Ca Holding degli imprenditori Piccolo e Cantile. Le indagini «parallele» della Prefettura di Modena hanno svelato che è «fondata la sussistenza di un condizionamento da parte della criminalità organizzata casertana». Alla base della decisione ci sono i rapporti tra la Pi.Ca e la famiglia Fontana, imprenditori di Casapesenna anche loro, finiti a luglio nell’inchiesta «Medea» con l’accusa di mafia, corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Tra Fontana e la Pi.Ca i rapporti erano iniziati nel 2005 quando Co.Ge.Fon e Pi.Ca avrebbero fondato la Impredil, società che realizzò insediamenti ad Anzio. L’imprenditore legato a Zagaria, ha scritto il Girer, è ospite a Modena di Piccolo e quest’ultimo si presta «a svolgere una funzione nella strategia del Fontana di accreditarsi agli occhi di esponenti autorevoli sul territorio».