Hanno tentato di dare battaglia in ogni modo, cercando di ribaltare le accuse loro mosse arrivando fino al dibattito in Corte di Cassazione. E hanno provato anche a sostenere che, avendo lasciato incustodito l’autoarticolato in un autogrill, chiunque avrebbe potuto caricare droga su quel mezzo. Tentativi inutili. La condanna definitiva per i due albanesi che trasportavano oltre 200 chili di marijuana e che vennero bloccati, nell’ottobre 2011, all’Acciarella è infine arrivata: sei anni di reclusione e 30mila euro di multa per Jan Cavo, 40 anni, e quattro anni e 20mila euro per Clarim Topi, 58 anni.
I carabinieri di Roma e i finanzieri di Castellammare di Stabia, impegnati in un’inchiesta sul narcotraffico, avute notizie su un carico di “erba” destinato ai mercati di Roma e della Campania, nell’ottobre 2011 si misero sulle tracce del mezzo pesante, pedinandolo da Ancona, dove era sbarcato, fino a un terreno all’Acciarella, al confine tra i Comuni di Nettuno e Latina. Ad attendere l’autoarticolato refrigerato, con a bordo Cavo e Topi, c’erano altre due auto, con altri due albanesi, due uomini di Cisterna e un uomo di Nettuno. Scattato il blitz, nascosti nelle paratie del tetto del mezzo pesante, gli investigatori recuperarono 66 sacchi di plastica a tenuta stagna, contenenti oltre duecento chili di droga. Quella sostanza stupefacente, una volta immessa sulle piazze di spaccio, secondo gli inquirenti avrebbe consentito al gruppo di incassare circa due milioni di euro. La droga venne sequestrata e i sette arrestati. Gli indagati hanno poi seguito strade processuali diverse.
Per quanto riguarda Cavo e Topi, dopo aver ottenuto un ridimensionamento della pena in Corte d’Appello, a Roma, e dopo essere stati assolti dall’accusa di far parte di un’associazione criminale dedita al narcotraffico, la condanna definitiva per il carico di “erba”, con il loro ricorso ora respinto dalla Cassazione, è definitiva.