E’ stato condannato a 30 anni di reclusione Matteo Vernile, 24 anni di Anzio, che il 28 maggio del 2013 uccise a colpi di pistola Daniele Righini e ferì gravemente Massimiliano Cencioni entrambi 22enni all’epoca dei fatti. Vernile, lo ricordiamo, subito dopo il delitto si è dato alla fuga ed è stato arrestato mesi dopo mentre si nascondeva vicino Perugia. Vernile, secondo la ricostruzione delle Forze dell’ordine all’indomani della tragedia, era agli arresti domiciliari ed aveva invitato Massimiliano Cencioni per chiarire una discussione avvenuta a proposito di un’amica. Righini accompagnò Cencioni all’appuntamento ma non ci fu mai modo di discutere di nulla. Vernile sparò tre colpi contro l’auto e uccise sul colpo Righini, ferendo Cencioni che comunque riuscì a fuggire. Quindi la fuga in Umbria (per la quale sono state denunciate cinque persone per favoreggiamento, tra cui proprio la fidanzata). Davanti ai giudici della Corte di Assise Vernile non ha manifestato alcun pentimento per l’omicidio, sostenendo di essersi solo difeso. Una versione che non ha convinto i magistrati che si sono espressi per una condanna piena per i reati contestati di omicidio, tentato omicidio, omissione di soccorso, porto abusivo di arma da fuoco ed evasione. E’ stata considerata anche l’aggravante dei futili motivi alla base dell’assurdo gesto. Nel corso delle indagini, i Carabinieri hanno avuto modo di imbattersi in un gruppo di giovani violento e senza alcuna remore nell’avere nella propria disponibilità un arma da poter utilizzare all’occorrenza. Ragazzi dall’atteggiamento spavaldo pronti ad intraprendere una discussione, con la minaccia anche delle armi, per questioni di poco conto e non sempre legate ad attività illegali.