E’ l’avvocato di Nettuno Francesco Bruschini ad aver difeso davanti Corte di Assise di Appello di Roma (presieduta dal giudice D’Andria, con a latere Giancarlo De Cataldo – tra l’altro autore di Romanzo Criminale – ed integrata dalla giuria popolare) il 25enne inglese, di Greenwich, Marshall Jason Peter. Il giovane era già stato condannato in primo grado a 22 anni di reclusione per i reati di omicidio, tentato omicidio, rapine aggravate e furto. Il giovane è ritenuto responsabile dell’omicidio di Vincenzo Iale, l’uomo di 68 anni trovato morto nella sua casa a Torvaianica, sul litorale romano, lo scorso 3 febbraio. Il 26 gennaio, dopo aver conosciuto la vittima sul web in una chat di incontri per adulti, l’aveva raggiunta nel suo appartamento e uccisa dopo averla rapinata. Dopo aver avuto un rapporto sessuale, ha ucciso il 68enne per sottrargli il bancomat, colpendolo con numerose coltellate al torace e strangolandolo con un filo elettrico intorno al collo. Il giovane due sere prima dell’omicidio era stato arrestato dalla polizia per un’altra aggressione a Roma, durante la quale aveva rapinato e picchiato un altro uomo salvato dai vicini che, sentite le urla, avevano chiamato le forze dell’ordine.
La Corte di Appello ha ridotto a 16 anni la condanna inflitta in primo grado con il processo celebrato con rito ordinario. “Esprimo grande soddisfazione – dice l’avvocato Bruschini – condivisa dal mio assistito e dall’Ambasciata Britannica che è sempre stata vicina al giovane, per la decisione assunta dalla Corte di Assise di Appello che ha assolto il Marshall da due dei molteplici capi di imputazione per i quali era stato condannato in primo grado (ovvero per una delle due rapine aggravate e per il danneggiamento aggravato) e gli ha riconosciuto le circostanze attenuanti generiche, ritenendole prevalenti sulle contestate aggravanti. Ferma restando la necessità di leggere le motivazioni della sentenza (che verranno depositate entro 30 giorni) al fine di comprendere i passaggi logico-motivazionali che hanno condotto alla decisione, si aprono scenari anche per un eventuale ricorso per Cassazione, da valutare in prosieguo”. La Corte ha confermato la condanna al risarcimento dei danni patiti dalla figlia della vittima, costituitasi parte civile.