“Di nuovo a rischio le falde acquifere per delle perdite al sito di stoccaggio carburanti dell’Eni di Pomezia-Santa Palomba. Lo sviluppo di un territorio dovrebbe tener conto di molteplici fattori e di una piano strategico programmatico. Ma soprattutto, fattori di rischio per gli abitanti e per l’inquinamento”.
Lo scrivono in una nota stampa i rappresentanti di Rivoluzione Ecologista Animalista.
“E’ inaudibile – aggiungono – che un’azienda metta a repentaglio le falde acquifere di un’area come Pomezia e Ardea con una densità demografica che arriva a 115mila abitanti.
E’ da oltre vent’anni che si registra questa problematica e sul caso fu avviata anche un’indagine aperta dalla Procura di Velletri condotta dai Carabinieri del Nucleo operativo ecologico che hanno accertato come a causa della progressiva fuoriuscita di carburante da alcuni serbatoi, sono stati inquinati i terreni circostanti compromettendo in maniera irreversibile, la falda acquifera.
L’Arpa Lazio, negli anni, ha monitorato e continua a monitorare l’area, oggetto di un procedimento di bonifica, ma lo stato di inquinamento non ha mai smesso.
Proprio in quella zona, ormai compromessa, è presente il centro idrico Acea di Santa Palomba ma anche nelle vicinanze l’impianto di acqua potabile Campo pozzi zona Roma Sud Laurentina di Acea che serve le due cittadine.
A questa catastrofe si aggiunge il fatto che la stessa Acea dovrà costruire il mega inceneritore per i rifiuti della Capitale.
Perché la Regione Lazio che ha deciso di sacrificare un’intera area, non ha mai affrontato seriamente l’elevato rischio inquinamento per le falde acquifere ma anche pericoloso per la salute dei cittadini? Appare chiaro che la problematica è stata volutamente messa a tacere negli anni, in vista dei grossi investimenti previsti. Non solo i cittadini hanno perso in termini di investimenti immobiliari, di qualità di vita e di benessere. A ridosso della bella stagione, i residenti rischiano ora di andare incontro a interruzioni del servizio idrico.
Vogliamo chiarezza. I sindaci di Pomezia e Ardea in primo luogo devono rispondere del pericolo che si sta prefigurando per i loro cittadini. Ricordiamo che l’acqua è un bene comune, patrimonio naturale e inalienabile e il suo accesso è un diritto inviolabile del cittadino anche se la gestione del servizio pubblico è stata ormai privatizzata. Il caso di Pomezia e Ardea si rivela essere un danno alla comunità e le amministrazioni e aziende private ne sono responsabili. E’ ora di fare rispettare i diritti dei cittadini al riguardo”.