Era dei giorni scorsi la notizia che alcune auto fossero state parcheggiate, non si sa bene da chi e con quale autorizzazione, nei confini dell’area posta sotto sequestro all’interno del Porto Marina di Nettuno. Oggi il custode giudiziario dell’area in cui si trova il cantiere in sospeso del palazzo di quella che doveva essere la nuova torretta di controllo, dopo aver verificato che ci sono stati degli spostamenti, ha deciso di prendere carte e penna ed ha scritto sia ai vertici della Marina che alla Procura della Repubblica di Velletri. L’intento è quello di fare chiarezza su una situazione non del tutto definita. “Ho scritto ai vertici della società che gestisce il Porto di Nettuno – spiega Gino Rossi, custode giudiziario dell’Area posta sotto sequestro – per invitarli a ripristinare la situazione e per situazione intendo a spostare le automobili che si trovano nell’area ma anche a mettere delle recinzioni adeguate e sistemare i cartelli informativi sulle aree che sono accessibili e dei divieti su quelle che non lo sono. Non sono certo che abbiano violato i sigilli – continua – proprio perché il sequestro è datato e nel tempo sia le comunicazioni affisse che le delimitazioni delle aree sottoposte a sequestro non sono più chiaramente segnalate”. Nel dubbio che qualcosa non sia andato come doveva (sembra probabile che alcune delle auto in sosta nei parcheggi della Marina siano state rimosse per non meglio specificati motivi e posizionati sotto lo scheletro del cantiere in via temporanea) Rossi ha inviato anche un’informativa in Procura segnalando l’episodio”. Ora la verifica della legittimità degli spostamenti, è demandata proprio all’ente di Velletri che dovrà fare chiarezza su quanto è avvenuto. Ed era stata proprio la Procura nel 2009 a sequestrare il cantiere per delle difformità nella realizzazione del progetto di quello che doveva essere un edificio polifunzionale e che, per molti è diventato ‘ecomostro’ del Porto. Una vicenda quella degli abusi protagonista delle aule giudiziarie in cui sono già arrivate le prime condanne. Ora resta da vedere se l’utilizzo delle aree avvenuto in questi giorni sia da considerare o meno una violazione dei sigilli.