Cronaca

Fiorucci, Pasti (Cgil): “Licenziano i 50enni che rimaranno disoccupati”

Sono 217 i dipendenti di Fiorucci che rischiano di perdere il loro lavoro a causa degli esuberi annunciati dall’azienda. A pagare il prezzo più alto è la sede di Pomezia che rischia di lasciare a casa 211 persone. Sono 172 operai e 45 impiegati dei reparti affettati e produzioni stagionali.
Una situazione dettata dal mercato non più florido per l’azienda italiana recentemente acquistata dai tedeschi di Navigator Group e gli irlandesi di White Park Capital. Una crisi a cui si aggiunge la riduzione dell’orario di lavoro a tre giorni settimanali per il reparto mortadelle, eccellenza dell’azienda pometina.
“L’azienda – hanno affermato Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil con le Rsu dopo un primo incontro con Fiorucci – ha rappresentato in modo incompleto le azioni che intende mettere in atto per rilanciare le produzioni e per incrementare le quote di mercato in Italia e all’estero con l’obiettivo di invertire una tendenza negativa che si protrae da oltre un decennio”.
“Un piano inaccettabile per le lavoratrici e i lavoratori – scrivono dalla Flai-Cgil – per tutte le famiglie coinvolte, per l’indotto e per un territorio che da un marchio storico e conosciuto come Fiorucci si sarebbe aspettato rilancio e non licenziamenti”.
“È stata fissata l’apertura del tavolo di confronto per venerdì primo dicembre, inizialmente in azienda – dice Marco Pasti, Segretario generale della Fai-Cisl di Roma e Rieti – con l’idea di trasferirlo in Regione o al Ministero delle Imprese: valuteremo se la proprietà vuole trattare sulla procedura. In caso contrario metteremo in atto tutte le forme di protesta necessarie a denunciare quello che si annuncia come un vero bagno di sangue”.
“La fascia colpita dai licenziamenti è quella tra i 52 e i 55 anni – dice il sindacalista della Federazione agroalimentare Cisl – quando ricollocarsi è impossibile. Ma oltre a ciò, non capiamo come l’azienda possa pensare a un rilancio chiudendo i reparti di wurstel e insaccati, a Pomezia e Parma, e a terziarizzare il confezionamento di salumi, mortadella, arrosti ed affini. Così – conclude Pasti – si pone a rischio anche il business dell’azienda, che si fonda sulla qualità: la stessa produzione dei reparti dismessi verrebbe continuata all’esterno, non sappiamo in quali stabilimenti e a che costi”.