Home Cronaca Appalto truccato, i titolari delle pompe funebri Taffo in manette

Appalto truccato, i titolari delle pompe funebri Taffo in manette

All’alba di oggi la Squadra Mobile di Roma, con la collaborazione dei militari della Compagnia CarabinieriMontesacro”, del Reparto Prevenzione CrimineLazio” e del Reparto Mobile di Roma, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 9 soggetti. Tra questi spiccano i nomi di Luciano Giustino Taffo e del figlio Daniele titolari dell’omonima catena di pompe funebri con sedi in tutta Italia, anche ad Anzio e Nettuno.

Sul territorio le onoranze funebri Taffo gestiscono il servizio mortuario presso l’ospedale Riuniti e, da poche settimane, anche il servizio di sepoltura dei senzatetto nel comune di Nettuno.

L’accusa per Daniele e Luciano Giustino  Taffo è di turbata libertà degli incanti, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

A Taffo si è arrivati seguendo le attività illecite della famiglia Primavera. Daniele Primavera, Guerino Primavera e Lorenzo Primavera sono ricercati nell’ambito della vasta inchiesta e degli arresti effettuati questa mattina, per i reati di usura aggravata, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio,  associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto abusivo di armi da fuoco perpetrati perlopiù nel quartiere San Basilio di Roma.

Queste attività hanno, ad un certo punto, incrociato la strada della famiglia Taffo. Durante le indagini sulla famiglia Primavera è emersa la vicenda della gara d’appalto indetta dall’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea e protrattasi fino al novembre 2014 per l’affidamento dei “servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria” del nosocomio in relazione alla quale sono state documentate condotte di rivelazione di segreto d’Ufficio, turbata libertà degli incanti, corruzione ed indebita induzione all’erogazione di utilità.
Le investigazioni della Squadra Mobile hanno permesso di documentare, in tale contesto, l’assegnazione fraudolenta dell’appalto, a favore di  Luciano Giustino Taffo e del figlio Daniele.
Il progetto criminoso parte, in realtà, da Daniela Chimenti, moglie di Guerino Primavera la quale – impiegata quale operaia nella società di pulizie Linda s.r.l.  all’interno del Sant’Andrea – era venuta anticipatamente a conoscenza, in via riservata, della prossima indizione, da parte dell’Azienda Ospedaliera di una gara d’appalto per i “servizi mortuari” ed aveva attivato il Guerino Primavera con il suo amico Luciano Giustino Taffo che si era mostrato sin da subito interessato all’affare.
Da quell’iniziale input, la Chimenti aveva interessato una sua collega di lavoro Barbara Severini  che, dietro promessa di una congrua remunerazione, unitamente al marito  Fabrizio Coppola, imprenditore edile, avevano trovato il “contatto giusto” nella persona di Egisto Bianconi, direttore amministrativo, prima, ed attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’ Andrea, finito anche lui agli arresti.
Bianconi è stato messo quindi in contatto con i Taffo ed ha “pilotato”, grazie anche al contributo del suo collaboratore Filippo Zanutti – responsabile unico del procedimento e presidente della commissione di gara – l’aggiudicazione dell’appalto facendo conoscere anticipatamente ai Taffo il contenuto del bando di gara che veniva loro materialmente consegnato, per il tramite Fabrizio Coppola, venti giorni prima della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
In cambio Taffo avrebbe rilasciato una congrua somma di denaro a Biancono, oltre a procedere con delle assunzioni presso la propria ditta di persone appartenenti ai nuclei familiari Primavera e Coppola.
Emblematiche le conversazioni intercettate nelle quali gli indagati – avuta notizia dell’aggiudicazione formale dell’appalto da parte dei Taffo – avevano esclamato con spirito “predatorio” che di lì a poco sarebbe arrivato per loro un lauto guadagno “…ha vinto……tirasse fuori i soldi….non siamo ragazzini nessuno: queste cose uno ce magna….”.
In particolare, emerge il comportamento spregiudicato delle colleghe di lavoro Daniela Chimenti e Barbara Severini allorquando nel calcolare il “giro d’affari” della camera mortuaria del Sant’Andrea riferivano che “….effettua la media di cinquecento decessi all’anno….a tre mila euro la media a funerale…. è un milione e mezzo di euro l’anno…” facendo, altresì, riferimento alle loro aspettative di guadagno “…..e noi vogliamo mangiare anche un bel piattino de fettucine … poi cè il salmone e altre cosette….me raccomanno …. che questo io entro a lavora con loro faccio la becchina, glie faccio…”
Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari in carcere sono state eseguite circa nr. 20 perquisizioni locali nei confronti di altrettanti indagati effettuate congiuntamente dalla Squadra Mobile e dalla Compagnia Carabinieri “Montesacro”.