Continuano i numeri da record della Sanità locale, sia nel bene che nel male. Il Pronto soccorso dell’Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno, nelle ultime 24 ore ha lavorato su 138 accessi a sale stracolme. Gli operatori, stremati dal caldo, dall’affluenza e da turni pesantissimi, hanno dato risposte a tutti ma non si possono non fare delle considerazioni. La prima e più importante è che, nonostante l’evidenza della necessità di rinforzi di personale (mancano medici e soprattutto infermieri) la Regione Lazio e la Direzione generale della Asl Roma h non hanno mandato (e verosimilmente non manderanno) nessuno per permettere turni di lavoro più umani durante una stagione estiva in cui la popolazione raddoppia. La seconda è che dei 138 accessi alla struttura “solo” 43 (più delle persone servite, ad esempio, al Pronto soccorso dell’ospedale di Albano) erano casi da Pronto soccorso. Tutti gli altri (molti dei quali, inevitabilmente destinati a lunghe attese) si sono presentati per chiedere prestazioni mediche che avrebbero dovuto ricevere dal medico di base o da medici specialistici previo prenotazione nel servizio sanitario. Tra i casi più diffusi e certamente non da primo soccorso, ci sono dermatiti, infezioni, problemi alla pelle, piccole escoriazioni o ferite lievi, ma anche febbre e disidratazione. Molti anziani si presentano con segni di disidratazione e affaticamento dovuti al caldo, anche alle ore più impensate della notte. Anche in questo caso dovrebbero essere altre le vie di “soccorso” ma tant’è che invece tutti scelgono di andare in ospedale dove, in ogni modo, i problemi si risolvono. Il personale, come sempre, salvaguardando tutte le urgenze, si è comunque messo a disposizione di tutta l’utenza (anche quella più maleducata e pretenziosa, che per malesseri di poco conto alza la voce pretendendo assistenza immediata mentre gli operatori sanitari sono impegnati in situazioni davvero gravi). Tra l’altro i casi “non da pronto soccorso” sono costituiti per una buona parte dai turisti, che non hanno a disposizione il medico di base in zona. Restano la disorganizzazione dell’Azienda sanitaria (prevedere i rinforzi per l’estate in un ospedale del litorale dovrebbe essere routine non una cosa da chiedere né una trovata geniale), e i tagli di una Regione che di fatto sta impoverendo il servizio. A pagare, come sempre, gli operatori in prima linea, chiamati a lavorare in condizioni ogni giorni più critiche e gli utenti, alcuni de quali dovrebbero con maggior cognizione capire quando è il caso di rivolgersi al Pronto soccorso e quando no.