Processo Tritone, condanne per 260 anni agli esponenti dei clan di Anzio e Nettuno

Oltre 260 anni di carcere sono stati decisi ieri dal Tribunale di Roma nell’aula bunker di Rebibbia, nell’ambito del processo Tritone. Le condanne sono relative alla presenza di clan della ndrangheta nei comuni di Nettuno e Anzio che, a febbraio dello scorso anno hanno portato ad una maxi operazione con 65 arresti per spaccio e all’invio delle commissioni d’accesso nei due comuni per indagare sui legami tra malaffare e politica. Oltre alle condanne, il Gup di Roma, nel rito abbreviato ha  riconosciuto l’associazione a delinquere di stampo mafioso per alcuni degli imputati, nel procedimento relativo alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nei comuni di Anzio e Nettuno, sul litorale laziale.
A deciderlo il gup della Capitale che ha inflitto 20 anni ai presunti capi del sodalizio Bruno Gallace, Vincenzo Italiano, Gregorio Spanò e Fabrizio Schinzari. Disposti anche 30 rinvii a giudizio per gli altri imputati che hanno scelto il rito ordinario, tra cui Giacomo Madaffari. Per questa vicenda, nel febbraio dello scorso anno, erano state emesse 65 misure cautelari su richiesta dei magistrati della Dda di Roma. Gli accertamenti avevano consentito di ricostruire fra l’altro l’importazione di 258 chili di cocaina avvenuta nella primavera 2018, tramite un narcotrafficante colombiano, disciolta nel carbone e poi estratta all’interno di un laboratorio allestito a sud della Capitale. La ‘ndrina aveva anche in progetto di acquistare e importare da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero che in origine veniva utilizzato per regate transoceaniche. L’operazione però saltò quando gli arrestati vennero a conoscenza delle indagini proprio nei loro confronti. Nel processo si sono costituite parti civili la Regione Lazio e l’associazione ‘Antonino Caponnetto’.