Il Pronto soccorso degli ospedali Riuniti di Anzio e Nettuno (lo ricordiamo al lavoro da maggio senza impianto di condizionamento) nello scorso mese di giugno ha registrato 2957 accessi. A fine estate ci faremo premura di fare il conto di una stagione estiva destinata ad essere tutta in salita, ma già adesso è importante fare alcune considerazioni, magari ovvie, ma certamente necessarie alla luce di un’organizzazione che non riesce a dare risposte concrete ai cittadini e tanto meno agli operatori costretti a lavorare in situazioni critiche. Basta andare sul sito on line della Regione Lazio, che contiene la schermata in tempo reale degli accessi nei diversi Pronto soccorso della Regione Lazio e capire le dimensioni di un fenomeno non adeguatamente trattato. Alle 16,58 di oggi l’ospedale Frascati ha 20 persone in attesa, quello di Albano 9, quello di Velletri 12, quello di Colleferro 13 mentre quello di Anzio e Nettuno 37. Questi dati dovrebbero essere già sufficienti a far capire la dimensione del fenomeno (e quali siano i Comuni e le strutture da rinforzare durante l’estate), ma la situazione diventa addirittura impietosa se il confronto si fa con gli ospedali della capitale. L’Aurelia Hospital ha 34 persone in attesa, il San Giovanni, una delle strutture più grandi della Capitale, 37 proprio come Anzio e Nettuno, e c’è da giurare che il personale presente non sia per quantità lo stesso disponibile ad Anzio, dove i doppi turni non sono infrequenti e dove tutti danno il massimo per offrire un servizio alle altezze delle aspettative. Mentre la Regione resta a guardare e non riesce ad offrire un’organizzazione adeguata a fronteggiare “numeri” ben noti a tutti benché, di recente, siano stati offerti al personale corsi sullo stress da lavoro che ad Anzio e Nettuno è a livelli da record, quasi quanto i numeri degli accessi alla struttura.