Il Prefetto di Roma Franco Gabrielli, dopo una lunga valutazione e consultandosi con la commissione antimafia, sulla scorta delle intercettazioni nell’indagine Mafia Capitale, aveva prima annunciato e infine emesso un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti della cooperativa La Cascina e della collegata Vivenda. Il provvedimento, comunicato nelle ultime 24 ore dalla prefettura, rappresenta una vera batosta per la coop di Comunione e liberazione travolta dal ciclone giudiziario dall’inchiesta bis di Mafia capitale che ha decapitato i vertici della società accusati di aver stipendiato con 20mila euro al mese Luca Odevaine, il responsabile del coordinamento nazionale sull’accoglienza dei rifugiati, per ottenere l’aggiudicazione del servizio di accoglienza dei migranti del Cara di Mineo. Il rischio concreto è che ora La Cascina, che lavora in mezza Italia, venga esclusa da tutti gli appalti pubblici. Tra l’altro la società offre il (contestato) servizio di ristorazione anche nei centri immigrati di Lido delle Sirene ad Anzio e di via Sele a Nettuno. Tra l’altro la Cascina gestisce i servizi di catering di vari enti, distaccamenti e reparti militari italiani. In base alla normativa, nel caso in cui l’azienda interessata operi in associazione temporanee di imprese, il provvedimento di interdizione e di estromissione dalla procedura di gara non vale per le altre aziende. In pratica, la Coop potrà essere sostituita da altra impresa che fa parte del raggruppamento mentre nel caso di appalti in cui opera da sola, verrà chiamata la seconda classificata. Tutto questo deve esaurirsi in un periodo massimo di trenta giorni, infatti nel caso dell’appalto del ministero della Difesa il subentro dovrà avvenire il prossimo 22 luglio. I legali del gruppo sono già a lavoro per impugnare il provvedimento della Prefettura di fronte al Tar Lazio.