Beni mobili ed immobili, partecipazioni e numerose società, per un valore complessivo di stima di circa 135 milioni di euro, sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nei confronti di un noto imprenditore siciliano, attivo nel settore degli appalti delle opere pubbliche su scala nazionale, dedito alla commissione di reati fallimentari e trasferimento fraudolento di valori e che aveva una società registrata anche ad Anzio.
Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, eseguito dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, giunge al termine di complesse indagini di polizia economico-finanziaria, avviate nello scorso 2014 su delega della Procura della Repubblica di Roma, nel cui ambito sono state confermate e rafforzate evidenze investigative, in precedenza acquisite in altra indagine di polizia giudiziaria, in ordine alla esistenza di una struttura delinquenziale, gerarchicamente organizzata, capeggiata da Pietro Mollica, conosciutissimo imprenditore di origini siciliane, il quale, utilizzando il paravento di numerose società formalmente amministrate da una vasta pletora di “prestanome”, sarebbe riuscito, nel corso dell’ultimo ventennio, ad assicurarsi un elevato numero di commesse pubbliche su tutto il territorio italiano. Recependo concretamente le direttive impartite dalla Procura di Roma, le Fiamme Gialle del G.I.C.O. hanno sviluppato complessi accertamenti patrimoniali sul conto di 15 persone fisiche e giuridiche, operanti, in prevalenza, nel settore edile, con il fine di aggredire i patrimoni illecitamente accumulati. In definitiva, grazie alle attività delittuose poste in essere nel tempo, il proposto e la holding criminale a lui riconducibile hanno accumulato un ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare, del tutto incongruente con la capacità contributiva dei soggetti coinvolti. Tale sproporzione, unita alla qualificata pericolosità sociale, ha permesso di richiedere, ai sensi del dettato normativo del “Codice Antimafia” D.Lgs 159/2011, l’applicazione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza ed il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero patrimonio, direttamente o indirettamente riconducibile al citato Mollica. All’esito, le risultanze delle complesse investigazioni esperite sono state partecipate al Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione che, condividendo integralmente l’impianto accusatorio prospettato dalla Procura di Roma, ha disposto il sequestro di: patrimonio aziendale e relativi beni di n. 10 società, con sedi a Roma e Venezia; quote societarie di n. 3 società, con sedi legali ad Anzio, Mesagne (BR) e nel Regno Unito; n. 40 unità immobiliari (n. 11 fabbricati e n. 29 terreni), site in Roma, provincia di Messina e Varese; n. 11 auto/motoveicoli; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni, per un valore complessivo di stima dei beni sottoposti a sequestro di circa 135 milioni di euro. Più in particolare, venivano accuratamente ricostruite le vicende di mala gestio che hanno, tra l’altro, condotto al crack del consorzio romano denominato AEDARS SCARL, dichiarato fallito con sentenza del Tribunale di Roma il recente 12 maggio 2015, appurando, tra l’altro, come, nel corso del decennio 2003-2013, tale ente si fosse aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici, su scala nazionale, tra cui spiccano le commesse, allo stato in fase di esecuzione, indette dall’Ufficio del Commissario Straordinario Delegato per il rischio idrogeologico nella Regione Calabria, dall’ADR – AEROPORTI DI ROMA SPA, dall’ANAS SPA – Sicilia, dalla Regione Sardegna, dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Provincia di Siracusa, dal Comune di Sessa Aurunca (CE), dal Comune di Rosarno (RC) e dal Comune di Ciampino, con un valore attuale degli appalti già vinti pari a complessivi euro 118.339.716,00. In tale ambito, lo scorso 10 marzo 2015, lo stesso Mollica veniva sottoposto a due distinte misure cautelari personali ed associato al carcere di Regina Coeli, nell’ambito dell’operazione di polizia convenzionalmente denominata “Variante inattesa”.