E’ stato inviato al Noe alla Polizia municipale di Nettuno, alla polizia ambientale di Nettuno, al Comune alla Coldiretti Lazio e a quella di Latina un esposto, a firma del Comitato “No Miasmi e Tutela del Territorio dall’Inquinamento Ambientale” sull’utilizzo del compost dei terreni agricoli. “Si segnala – si legge nel documento – che da qualche settimana da alcuni terreni agricoli prospicienti i quartieri periferici del Comune di Nettuno ,Tre Cancelli e Piscina Cardillo (densamente popolati da molte migliaia di persone), si registra – specie nelle ore centrali della giornata, 10.30 – 18.30 – un insopportabile odore fecale/putrescente/chimico dovuto allo spargimento di “compost”. Tale odore impedisce per ore l’apertura delle finestre delle case e il normale svolgimento delle attività quotidiane al di fuori di esse. Come affermato da molteplici sentenze Tar sull’argomento, l’odore è inquinamento. Si chiede quindi una verifica sul posto del materiale in oggetto da parte degli Organi preposti e delle Autorità, viste le nauseabonde emissioni rilasciate nell’aria per molti chilometri in tutta la zona. Si chiede che vengano quantomeno fissati orari consoni al suddetto sversamento, lontani dalle ore calde, e che sia imposto/verificato l’immediato interramento e copertura del materiale, al fine di limitare al minimo i disturbi odorigeni per la popolazione. Si fa presente, inoltre, che questa tipologia di compost industriale perviene da aziende autorizzate al trattamento di rifiuti organici e sfalci con una percentuale del 35% di residuati di fanghi fognari e di lavaggi industriali, oltre a lettiere di animali, polveri di caldaie. Tale tipologia di compost ha per gli agricoltori costi più contenuti di altri, ma ci si chiede quali possano essere gli eventuali danni: si chiede di verificare l’impatto ambientale anche sulle falde acquifere. Infatti, si invita a considerare la sempre maggiore avversione di tanti abitanti della zona ad immaginare che sia salubre l’acquisto di prodotti trattati con siffatto ammendante. Infine – per stessa ammissione degli agricoltori – i terreni così trattati necessitano di quantità d’acqua di molto superiori alla norma, arrecando in tal modo un ulteriore danno alla comunità tutta, vista l’endemica carenza idrica della zona, soprattutto nei mesi estivi”.