Home Cronaca Mafia Capitale – Appalti, la politica “in vendita”

Mafia Capitale – Appalti, la politica “in vendita”

Mafia Capitale, che oggi ha condotto a nuovi arresti, tra cui politici di rilievo come Luca Gramazio, lo ricordiamo, è un’associazione che ha messo in piedi “Un articolato meccanismo corruttivo” che, secondo i carabinieri del Ros, faceva capo a Luca Odevaine che, “in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’ accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti” in questo specifico settore. “Centrale”, oltre a quella di Massimo Carminati la figura di Salvatore Buzzi, il patron delle cooperative sociali, già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta, capace di assicurarsi “mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate“. Un sistema di corruzione legato allo sfruttamento e alla gestione dei centri per i richiedenti asilo, immigrati ancora vittime del malaffare.

Pesanti le accuse a Luca Gramazio. Figlio del senatore di An Domenico, si era dimesso lo scorso dicembre da capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale del Lazio quando risultò indagato a piede libero. Secondo l’accusa, Gramazio avrebbe partecipato all’associazione mafiosa «in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale». In particolare, sfruttando la sua carica politica all’interno del consiglio comunale e, poi, regionale, e «la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere – sostengono gli inquirenti – condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio» capeggiato da Massimo Carminati.

Quello che emerge dall’inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque «la diffusa attività di condizionamento» attuata dall’associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla «rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso» con il coinvolgimento di «pubblici amministratori e pubblici ufficiali».

Secondo i pubblici ministeri della Procura di Roma e il giudice dell’indagine preliminare che ha concesso i nuovi arresti basati su ulteriori accertamenti e verifiche svolte dai carabinieri del Ros l’organizzazione guidata dal “signore delle cooperative” Buzzi e dall’ex estremista nero Massimo Carminati ha esteso la propria rete corruttiva in maniera sempre più trasversale, passando senza problemi dall’amministrazione capitolina di centro-destra, quando era sindaco Gianni Alemanno, a quella di centro-sinistra, guidata da Ignazio Marino. Continuando a comprare, attraverso consistenti somme di denaro e “altre utilità”, gli amministratori e i funzionari che servivano a pilotare le gare e ottenere l’assegnazione degli appalti. E così, per un buon numero dei nuovi inquisiti è scattata l’aggravante di aver favorito, grazie alla “vendita” delle proprie funzioni, “l’associazione mafiosa diretta da Carminati”, già riconosciuta come tale da una pronuncia della corte di cassazione.

Secondo il giudice Flavia Costantini che ha firmato la nuova ordinanza d’arresto, le frasi pronunciate da Buzzi nei dialoghi con Carminati e altri personaggi coinvolti nei “di mezzo”, “di sopra” e “di sotto” scoperchiati dall’inchiesta, rivelano “circostanze veritiere”, che peraltro hanno trovato riscontro nelle indagini degli investigatori del Ros.