La questione immigrati si fa di giorno in giorno più spinosa in diversi comuni. Gli annunci di probabili nuovi arrivi mette in allarme la popolazione e il fatto che la situazione di alcune strutture, a livello di agibilità, sia dubbia crea malumori e problemi tecnici. Ad Anzio e Nettuno la Prefettura di Roma, che come quelle del resto d’Italia sta fronteggiando un’emergenza di non sempre facile gestione, ha stabilito delle “quote” comunali di ingresso, pari, di solito allo 0,25% della popolazione residente. I Comuni di Anzio e Nettuno sono chiamati a fare la loro parte per quello che riguarda l’accoglienza ed entrambi dovranno arrivare ad ospitare 200 richiedenti asilo a testa. Una situazione sulla carta decisamente sopportabile. In pratica ad ogni arrivo (ci sono due centri a Nettuno, in via Sele e via dei Tinozzi e due ad Anzio, in via dell’Armellino e sul Lungomare delle Sirene) ci sono malumori e proteste. Il tempo ci dice che i centri, spesso senza alcun supporto da parte degli enti preposti, infine si integrano con la popolazione e con il territorio. La Prefettura, lo ricordiamo, individua i siti per ospitare i richiedenti asilo senza concordare con le amministrazioni locali gli invii ma ricercando autonomamente sul territorio strutture disponibili, messe a disposizione da privati cittadini. La Procedura vuole che su queste strutture vengano presentate delle certificazioni ma, a fronte della necessità di trovare un posto dove sistemare i continui nuovi cittadini in arrivo, può accadere che alcune delle abitazioni individuate non abbiano tutti i requisiti e che, in corso d’opera, si lavori per rimuovere ogni ostacolo. E’ stato così per l’Hotel Succi, che sembra aver rimosso gli ostacoli che hanno portato all’ordinanza di chiusura del Sindaco Bruschini nei mesi scorsi e per via dei Tinozzi, cui mancava l’agibilità e che è stata adeguata alle normative. Ci sono prescrizioni della Asl per il centro di via dell’Armellino da applicare a breve mentre non risultano problemi strutturali in via Sele. I controlli sono comunque costanti e la Prefettura, a fronte di segnalazioni, spesso delega i Comuni alle verifiche del caso. Resta il problema della gestione dei centri, affidata a delle cooperative e dell’integrazione. Nel primo caso non sono mancate segnalazioni per il cibo e il vestiario spesso non adeguato (soprattutto a fronte dei fondi disponibili per il sostentamento degli immigrati messi a disposizione, lo ricordiamo, della comunità Europea che non possono essere utilizzati per finalità diverse da quella per cui sono stati stanziati) nel secondo caso ancora lungo è il cammino per riuscire a “presentare” gli ospiti in arrivo e per evitare i malumori dei cittadini. Spesso l’integrazione nasce dalla sensibilità delle popolazioni residenti e dalla conoscenza diretta tra le persone, che in molti casi riesce a far superare pregiudizi e timori.