E’ una vera è propria bufera per il Ministero della Difesa quella partita da Anzio dopo la conferma dalla corte di appello di Roma del maxi risarcimento di 700mila euro a Marilena Morano, dipendete dell’ospedale militare di Anzio, deceduta per un mesotelioma causato dall’ esposizione ad amianto presso il suo luogo di lavoro. Dopo questa sentenza altri 50 dipendenti del ministero della difesa sarebbero pronti a far causa al dicastero. Alcuni di loro, secondo indiscrezioni, avrebbero contratto patologie causate da esposizione all’amianto. In particolare, indagini mediche avrebbero riscontrato, almeno per uno di loro, la presenza di placche pleuriche, una delle alterazioni più comuni dovute all’esposizione all’Amianto. Assistiti dagli avvocati Ezio Bonanni e Ciro Palumbo i lavoratori hanno già depositato presso la Corte dei Conti un ricorso per godere del prepensionamento dopo che una prima richiesta amministrativa in questo senso era stata rigettata. Così come la Morano, morta dopo aver lavorato ventotto anni nel Policlinico di Anzio, anche loro prestavano servizio all’interno della struttura sanitaria realizzata negli anni ’50, che fino al 2009 non è mai stata bonificata. Le verifiche tecniche eseguite negli anni avevano confermato che l’ospedale militare era strapieno di eternit dalla tettoia fino all’intonaco spruzzato sulle pareti. Sulla questa amara vicenda – lo ricordiamo – è in corso un’indagine, aperta dalla Procura di Velletri a seguito di una segnalazione del’Osservatorio Nazionale Amianto che risale al 2012. Il pm Giuseppe Travaglini sarebbe vicino alla chiusura dell’inchiesta. Qualora si dovesse procedere a richiedere il rinvio a giudizio, per il Ministero della Difesa la condanna appena subita sarebbe davvero una goccia nel mare.