La Corte di Appello di Roma ha confermato la condanna del Ministero della Difesa al risarcimento dei danni emessa dal Tribunale di Velletri, per l’importo di 716.666 euro oltre agli interessi per la morte di M.M una donna deceduta a causa di un mesotelioma in seguito ad esposizione ad amianto presso il policlinico militare di Anzio. La Corte ha accolto le tesi degli avvocati Ezio Bonanni e Ciro Palumbo. L’avvocatura dello Stato aveva impugnato la sentenza sostenendo la tesi della “fibra killer”, e quindi della non certezza della riconducibilità causale del mesotelioma alla presenza di amianto, massiccia e perdurante, presso il policlinico militare di Anzio. Gli avvocati della donna e dei suoi eredi, hanno invece messo in luce il fatto che la tesi della fibra killer è priva di ogni scientificità e che il mesotelioma è invece dose dipendente, e quindi non poteva essere assolto il Ministero della Difesa, che aveva fatto lavorare la donna esponendola all’amianto. M.M è deceduta in giovane età per una malattia terribile, senza che mai il Ministero della Difesa avesse riconosciuto le sue specifiche responsabilità per aver violato le regole cautelari in materia di amianto. La sentenza verrà quindi posta in esecuzione per il pagamento. La difesa ha espresso la soddisfazione dinanzi al rigetto dell’appello in quanto “le tesi dell’Avvocatura dello Stato tendevano solo a ribaltare il giudizio di primo grado emesso dal Tribunale di Velletri senza poter in concreto smontare gli esiti del primo grado”. Ora resta da vedere se il Ministero ricorrerà in Cassazione. Resta il ricordo della donna che si è ammalata poco più che quarantenne dopo aver lavorato dall’età di 18 tra polveri e fibre di amianto senza essere informata dei rischi che correva.