Un discorso lungo e molto accorato quello del commissario prefettizio del comune di Nettuno Bruno Strati in occasione delle cerimonie per il 75esimo anniversario dello Sbarco Alleato. Un discorso che ha ripercorso la storia della Guerra, dei giorni dello Sbarco e di quelli della ricostruzione. Un invito al mantenimento dell’identità della comunità, fondata sui valori che hanno caratterizzato i nettunesi nei drammatici giorni della guerra, la loro fierezza, la loro spontaneità e la loro generosità.
Un rimando all’orgoglio cittadino di essere medaglia al merito civile e un invito a superare i campanilismi per le rivendicazioni dello Sbarco con l’idea di creare un “Un grande e unico museo dello Sbarco che comprenda tutti i territori di quella che fu la testa di Sbarco, che vada al di là dei confini comunali, un museo a cielo aperto che potrebbe diventare una tappa obbligata per chi intende conoscere, approfondire, perlustrare questi luoghi” abbandonando “le rivendicazioni campanilistiche e divisive del tutto inutili, puntiamo piuttosto ad una dimensione extracomunale della nostra storia”. Infine un secco e deciso “no” ad ogni revisionismo storico. “Nessuno mai osi associare il comune di Nettuno – ha detto Strati – medaglia d’oro al Merito Civile, a tesi storiche revisionistiche, riabilitative che sono prive di fondamento e assolutamente da ripudiare”.
I MOMENTI SALIENTI DEL DISCORSO DEL COMMISSARIO STRATI
“Pagine eroiche sono state scritte sui nostri territori in quei giorni. Tante sono state le battaglie per ampliare e difendere metro per metro la testa di sbarco. Elevatissimo fu il numero delle perdite. un grande tributo di vite umane sacrificate in nome della libertà. Un tributo che è palpabile in questi territori, basta andare al cimitero americano per comprendere in tutta la sua dimensione e la sua desolata immensa tristezza cos’è la guerra. Tante sono le fotografie dove si svolsero i più duri combattimenti, ma due immagini più di altre suscitano particolare emozione perché mostrano contemporaneamente la devastazione e la speranza. La statua di San Michele Arcangelo al centro di Aprilia, miracolosamente in piedi nonostante le distruzioni causate dai bombardamenti e il cavalcavia isolato di Campo di Carne, colpito ma indenne quasi fosse un superstite dell’opera umana in una pianura martoriata dalle bombe. Due simboli guerra che tutto distrugge e della vita che malgrado tutto continua. E tante sono le piccole storie di uomini e donne che trovano il posto nelle vicende della grande storia. Ci sono tanti libri che rievocano quanto accaduto in questa zona durante la Seconda Guerra Mondiale, all’indomani dell’Armistizio e nei giorni successivi alla Sbarco. E commoventi sono le pagine che narrano della popolazione locale che si trovò a vivere le giornate dello sbarco con la speranza di essere finalmente liberata da un regime di oppressione e di morte. Storie di quei giovani militari che raccontavano ai loro genitori, alle loro fidanzate, alle loro mogli, lontane migliaia di chilometri, della bellezza di queste campagne, della straordinaria generosità dei nettunesi, della brutalità della Guerra.
Si è detto: “Una società che non ricorda e che non ha memoria, non può avere futuro”. Rievocare gli avvenimenti dello Sbarco significa allora ricordare da dove siamo partiti, rievocare quegli avvenimenti significa dire “grazie”. Grazie alle migliaia di soldati americani, inglesi e degli altri paesi che qui persero la vita. Grazie ai tantissimi civili che straziati da una guerra atroce seppero rialzare la testa e resistere. Rievocare questi avvenimenti significa comprendere la nostra storia, la storia dell’Italia di oggi. Rivedere le tappe che il nostro paese ha via via percorso nella ricostruzione di case, strade, ponti, stazioni, infrastrutture. Rievocare per Nettuno significa ricordare una società e un territorio dove era diffusa una agricoltura arcaica fatta di magri raccolti, dove prevaleva una campagna isolata e priva di servizi, flagellata dalla malaria, malgrado la bonifica. Cono lo Sbarco chi era rimasto dopo l’8 settembre si trovò dall’oggi al domani catapultato nel progresso venuto dall’altra parte dell’oceano. I nettunesi che fino ad allora erano vissuti mondo fatto di oggetti e gesti semplici, in situazioni di indigenza per via della Guerra, si trovarono a disporre di vestiario e utensili, sigarette, tabacco, cibo di ogni genere e grazie alla loro spontaneità crearono fin da subito un rapporto molto cordiale con le truppe americane. Ricordare il passato dunque per migliorare, per meglio comprendere il presente ed è importante che una comunità ricordare con forza e valore e la propria identità collettiva. La rievocazione degli eventi, degli episodi, degli anni della ricostruzione, sono necessari per interpretare e rielaborare i racconti individuali, in cui ogni particolare si carica di significato e va a comporre la storia collettiva che va a comporre la nostra comunità. Dobbiamo dunque parlare di un territorio della memoria che rappresenta un patrimonio e una ricchezza per la comunità che lo abita e che ne costituisce l’identità più autentica. Una identità che sa e deve dialogare con le altre identità. Occorre dunque promuovere una lettura pluridisciplinare del territorio, inteso come patrimonio culturale e memoriale da far conoscere alle nuove generazioni, a quelle persone che in quel territorio vivono, ma anche a coloro che provenienti da altre zone d’Italia e dell’estero voglio conoscere. Tutto ciò è possibile se c’è un lavoro di rete che mette in sinergia le amministrazioni locali, le associazioni, il mondo della scuola. Occorre creare e proporre itinerari che narrino i questi luoghi, della storia e delle loro tradizioni. Così come devono essere rilanciati, condivisi, ampliati gli spazi in cui è già possibile fruire della storia di questo territorio.
Penso ad esempio alla realizzazione di un grande e unico museo dello Sbarco che comprenda tutti i territori e di quella che fu la testa di Sbarco, che vada al di là dei confini comunali, un museo a cielo aperto che potrebbe diventare una tappa obbligata per chi intende conoscere, approfondire, perlustrare questi luoghi. Abbandoniamo allora le rivendicazioni campanilistiche e divisive del tutto inutili, puntiamo piuttosto ad una dimensione extracomunale della nostra storia. Soprattutto nessuno mai osi associare il comune di Nettuno, medaglia d’oro al Merito Civile, a tesi storiche revisionistiche, riabilitative che sono prive di fondamento e assolutamente da ripudiare. Non perdiamo di vista il motivo vero per cui stiamo celebrando l’Anniversario dello Sbarco. Gli eventi del gennaio ’44 hanno lasciato in tutti noi un segno indelebile. Quegli eventi ci hanno consegnato i valori fondativi della nostra democrazia, la pace e la libertà. Ed è importante che questa commemorazione di oggi sia di stimolo anche per gli studenti che sono oggi qui presenti. Molti di quei soldati avevano la vostra età. Molti erano nati in America, ma figli di italiani, che hanno lasciato le loro famiglie per combattere e morire e lo hanno fatto per noi. Oggi noi non siamo chiamati a combattere una guerra di liberazione da un oppressore. Oggi è tempo di riscoprire i valori fondanti della nostra società, di coesione e condivisione che furono fondamentali nell’opera di ricostruzione morale e materiale che i nostri padri affrontarono nel dopoguerra. Prendiamo esempio da loro, dai nostri genitori, dai nostri nonni, che vissero anni bui, ma che seppero ritrovare la forza per ricomporre il tessuto sociale e ripartire dalle rovine. Loro hanno saputo trovare l’autentica identità collettiva che fu il vero motore della rinascita del nostro paese e dell’affermazione del suo ruolo in Europa. E così anche i cittadini di Nettuno che hanno vissuto nella loro storia tante importanti esperienze, anche molto dure, come ebbe a ricordare il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2004 in occasione della cerimonia di conferimento della medaglia d’oro al merito civile alla città “i cittadini di Nettuno devono essere, o per meglio dire sentirsi una grande comunità”. E una comunità è davvero grande se riscopre le sue radici territoriali, se ritrova i suoi valori identitari, se è capace di fondare su quei valori il suo agire e se li sa trasmettere alle generazioni future. Se noi saremo capaci di tutto questo allora potremmo dire che nessuno di quei soldati che 75 anni fa sbarcarono sulle nostre coste avranno combattuto o perso la loro vita invano. Evviva la città di Nettuno, evviva la libertà”. GUARDA IL VIDEO DELL’INTERVENTO
di Davide Bartolotta