di Mirko Piersanti
“Un dovere ricordare la Corazzata Roma e i marinai deceduti”. Così hanno affermato in una lunga intervista Sergio Baldazzi, socio dell’Anmi ( Associazione Nazionale Marinai d’Italia), Alberto Macchia, nipote del supersite della Corazzata Roma Dino Macchia, e Luciano Catella, primario medico in pensione. Queste tre persone, accumunate dalla passione per la storia e per la Corazzata Roma, hanno raccontato le cause che portarono alla distruzione della storica flotta e dei tanti marinai che morirono in questa tragedia. Il 9 settembre 1943, oltre a numerosi cittadini nettunesi che morirono per liberare la città dal dominio nazista, ci furono altri deceduti causati dell’affondamento, nel Golfo dell’Asinara, della Corazzata Roma che venne distrutta dai tedeschi durante un bombardamento aereo. I deceduti di questa grande nave da battaglia furono 1393, ma non tutto l’equipaggio venne sterminato, infatti a questa tragedia riuscirono a sopravvivere 628 marinai che furono in seguito recuperati dalle unità italiane e trasportati fino alle isole Baleari, un territorio neutrale. “Ufficialmente l’armistizio è stato proclamato l’8 settembre 1943, ma l’Italia già si era arresa prima. Mio padre – ha raccontato Luciano Catella – è stato ufficiale di collegamento con lo Stato Maggiore romeno, in quel periodo si trovava vicino Bucarest e un giorno un colonnello romeno gli disse che l’Italia si era arresa, ma l’armistizio venne pubblicato solo l’otto settembre”. L’armistizio venne firmato dal generale Giuseppe Castellano per conto di Badoglio, oltre a lui erano presenti in quel momento anche Walter Badell Smith e il funzionario del ministero degli esteri Franco Montanari. “Gli italiani pensavano che sarebbero usciti dalla guerra benino perché gli americani avevano bisogno delle nostre navi da battaglia, in quanto nelle acque dell’estremo oriente avevano poche corazzate – hanno continuato i tre appassionati di storia – L’Italia pensava che così facendo sarebbe passata dalla parte degli Alleati per combattere il Giappone, non era stato mai deciso un giorno preciso per pubblicare l’armistizio, si era però deciso di far sbarcare una divisione americana a Roma per parlare con gli ufficiali italiani”. “ Mio zio è stato da sempre nella Corazzata Roma – ha raccontato Alberto Macchia – è stato capocannoniere, ovvero capo impianto della torre medio calibro da 152 mm, la Corazzata Roma aveva tre torri di grosso calibro, quattro di calibro medio e dodici impianti antiaerei da 90, oltre a numerosi cannoni antiaerei di diverso calibro. Di quei giorni in cui lui era lì, ricorda solo che dovevano essere pronti per sparare contro altre navi o aerei. Dopo l’attacco alla flotta è stato in mare per quattro ore, poi venne recuperato insieme ad altri superstiti e portato alle Balneari”. Non tutti i superstiti della Corazzata Roma stavano bene, in quanto alcuni di loro erano ustionati, la flotta infatti era stata colpita da due bombe radiocomandate tedesche da 1400 kg. Gli aerei tedeschi a quell’epoca arrivavano a una quota d’altezza molto consistente e, visto questo grande vantaggio, potevano colpire la flotta in qualunque momento. Prima venne scaricata una bomba sul lato destro della Corazzata Roma, la nave dopo questo primo attacco nemico venne perforata, ma siccome questa grande imbarcazione, come le altre navi di guerra del suo tempo, aveva una compartimentazione fatta molto bene e poteva vantare di un sistema di bilanciamento dei danni. Quindi se la nave incassava un colpo e si riempiva di acqua, venivano subito chiuse le paratie dell’imbarcazione e si immetteva acqua anche sul versante opposto della nave non danneggiato dal bombardamento. In questo modo si potavano bilanciare il versante danneggiato dal bombardamento e quello non danneggiato. Dopo otto minuti però la Corazzata Roma è stata colpita da una seconda bomba che è caduta sulla torre numero 2 provocando l’esplosione delle cariche di grosso calibro, questo secondo attacco è stato il più fatale e ha causato l’affondamento della Corazzata. Il prossimo 9 settembre a Nettuno si svolgerà la cerimonia per l’inaugurazione della nuova Piazza della Stazione, per questi tre amici sarebbe un privilegio dedicare la cerimonia anche alla Corazzata Roma, che attualmente viene ricordata anche in altre città italiane. Una storica imbarcazione che è stata un gioiello dell’ingegneria navale italiana e un grande orgoglio per tutta la nazione.
Il 9 settembre, la Corazzata Roma e una storia da non dimenticare
“Un dovere ricordare la Corazzata Roma e i marinai deceduti”. Così hanno affermato in una lunga intervista Sergio Baldazzi, socio dell’Anmi
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