Si accende la discussione in merito allo sbarco alleato avvenuto sulle coste del litorale il 22 gennaio 1944. Un dibattito entrato nel vivo quattro anni durante le celebrazioni per il 70esimo anniversario dello Sbarco quando, sotto l’amministrazione Chiavetta, furono trovate prove storiche e ritrovamenti che attestavano con assoluta certezza come gli Americani fossero sbarcati a Torre Astura (in quella denominata X Ray Beach), nell’attuale territorio di Nettuno. Da lì si è accesa ancora di più la discussione su quello da sempre conosciuto come lo “Sbarco di Anzio”, rivendicando, e ottenendo, anche l’importante ruolo di Nettuno nella vicenda storica.
Oggi, però, succede il contrario. A rivendicare il ruolo della propria città è stato il presidente del museo dello Sbarco di Anzio Patrizio Colantuono che, tramite una dichiarazione, ribadendo come “Anzio sia stata la testa di ponte dello sbarco e che la città fu rasa al suolo”.
A rispondere a Colantuono è l’associazione “Nettuno Olim Antium“, nata con lo scopo di valorizzare la storia e le tradizioni nettunese e che è in prima linea per ribadire l’importanza storica di Nettuno nello Sbarco attraverso testimonianza, documenti, esperti, mostre e conferenze.
“In risposta a quanto letto sui giornali pochi giorni fa, a proposito della paternità dello Sbarco – fanno sapere dall’associazione – ci sembra doveroso esprimere la nostra opinione usando la massima razionalità e soprattutto il massimo rispetto per chi è caduto in guerra e riposa nei sacrari militari della zona, e per chi quei tristi giorni di guerra li ha subiti, perdendo persone care, casa, lavoro e una normalissima vita. Siamo qui a rispondere a qualcuno che evidentemente vede nel nome Sbarco di Anzio un brand, un marchio registrato, uno slogan da stadio, ma per noi non è così e non lo sarà mai. Quel 22 gennaio del 1944 su queste coste che per il Messaggero e altre testate mondiali erano “ ai due lati di Nettuno “, arrivarono i liberatori pagando il loro pesante tributo di vite umane! Le due città erano riunite col nome di Nettunia, e le popolazioni subirono lo stesso destino trovando sorte comune, oltre che istituzionalmente, anche fisicamente con lo “sfollamento“ alla Campana prima e nel meridione poi.Ci dispiace dover star qui a ribadire cose che tutti sanno, e che solo i meno sensibili riescono a non riconoscere. Lo sbarco fu di Anzio e di Nettuno, nonostante ciò che è avvenuto poi (lo abbiamo spiegato due volte in due distinte conferenze presso la sala consiliare del comune di Nettuno). Sappiano i detrattori che noi saremo sempre qui pronti a mostrare centinaia di fotografie, giornali e documenti dell’epoca fino allo sfinimento e che per azzittirci non basteranno le farneticazioni di qualcuno o le “dimenticanze” che sono state riscontrate in un famoso e grande museo della zona o durante le riprese di una famosa trasmissione Rai. Vogliamo pensare che sia solo il frutto di distrazione e che i responsabili del museo vorranno integrare il materiale a loro disposizione con il nostro al fine di riconoscere al popolo nettunese la stessa dignità di quello anziate. Ci piace citare uno slogan coniato ad Anzio: se vuoi la Pace, prepara la Pace”.
Insomma la diatriba tra i due comuni, entrambi orgogliosi della propria identità, non sembra destinata ad esaurirsi. Che gli americani siano sbarcati a Nettuno è fuori dubbio, così come appare certo che gli inglesi siano sbarcati ad Anzio, come altrettanto inconfutabile e l’affondamento dell’incrociatore britannico Spartan nel porto neroniano ed è altrettanto certa anche l’avanzata verso Anzio degli americani sbarcati a pochi chilometri di distanza il giorno prima. Tutto il territorio del litorale ha vissuto la guerra in prima linea e forse sarebbe più corretto per tutti parlare di Sbarco di Anzio e Nettuno che poi è quello che è accaduto.