Una telefonata e la vita professionale che ricomincia a 82 anni, con un macchinario che sarà impiantato in Spagna e, presto, in Sud America. A riceverla, qualche mese fa, Giovanni Battista Lo Fazio, noto ai più come Titta, cittadino di Anzio, ormai in pensione da tempo. Il motivo? Un’industria conserviera spagnola ha chiesto a una italiana chi avesse preparato i suoi macchinari e da lì è nato il contatto.
Titta, infatti, dopo aver iniziato giovanissimo l’attività meccanica e aver trascorso diversi anni alla Simmenthal, ad Aprilia (città nella quale ha vissuto a lungo), nel 1985 si è messo in proprio fondando la Cimad, specializzata in costruzione di macchinari per la lavorazione e conservazione di prodotti alimentari. L’esperienza e l’intuizione messe a frutto, perché Lo Fazio ha un’istruzione di base e solo dopo aver lasciato la Simmenthal ha conseguito la terza media in un corso serale. Questo non gli ha impedito di aprire un’azienda che ha brevettato, fra l’altro, un dosatore per l’immissione della salamoia e di altri liquidi nelle scatole destinate alla conservazione di alimenti. Un’attività che ha portato l’imprenditore di Anzio in giro per l’Italia e il mondo, con primarie aziende del settore e anche in corsi professionali. I macchinari dell’allora Cimad sono oltre che in Italia anche in Egitto, Marocco, Israele, Argentina, Portogallo e Venenezuela, ancora operativi. L’addio all’attività all’inizio degli anni 2000, complice anche la malattia del nipote.
“Una strana telefonata in spagnolo a luglio scorso – racconta – ho capito che volevano sapere se fossi ancora vivo…. Ho fatto gli scongiuri, ma non avrei mai immaginato mi cercassero per una nuova macchina”. Un’industria spagnola aveva chiesto all’italiana Callipo – una delle tante per le quali Lo Fazio ha lavorato – chi fosse in grado di apportare un’innovazione al loro processo di inscatolamento. “Hanno fatto il mio nome, sapevano che avevo smesso ma evidentemente avevano conservato un bel ricordo”. Detto e fatto, l’appuntamento a Pizzo Calabro sugli impianti di Callipo, poi l’incontro ad Anzio, la definizione dell’accordo e l’avvio della lavorazione della macchina denominata “Colosseo 1”, collaudata nei giorni scorsi e pronta per essere spedita in Spagna.
Un gioiello di ingegneria che presto avrà altri modelli nelle industrie Calvo Envases, uno dei principali del Paese. “Non avrei mai immaginato alla mia età di ricevere una chiamata del genere e tornare a lavorare, è una grande soddisfazione e mi fa piacere, diciamo che questa cosa mi ha ringiovanito”. La dimostrazione lampante che fare bene il proprio mestiere è un’eredità che non si disperde mai.