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Il Porto di Anzio pubblico per sempre

L'avvocato Alessio Mauro
L’avvocato Alessio Mauro

Un porto pubblico per sempre, quello che il Presidente della Capo d’Anzio Spa Alessio Mauro regala ai cittadini di Anzio. E’ stata infatti approvata all’unanimità nell ‘ultimo Consiglio amministrazione la mozione del Presidente che contiene questa postilla: “Il Presidente evidenzia la necessità che ribadisce di assicurare e di adottare tutte le iniziative gestorie finalizzate a garantire la intangibilità della quota pubblica di partecipazione, quale criterio inderogabile che deve e dovrà presiedere a monte tutte le scelte connesse alle operazioni di gara”. Il Cda approva all’unanimità.

In soldoni, questo articolo già approvato significa che è diventata norma vincolante per il cda la gestione pubblica (solo un Cda avverso potrà cambiare, sempre all’unanimità, questa principio di carattere generale). Non solo

Vuol dire anche che la Capo d’Anzio manterrà la gestione, oltre alla realizzazione del nuovo Porto che a breve dovrà essere realizzato e che il Bando di cui si parla da tempo non sarà più un bando per la cessione a soggetti terzi della gestione ma un più semplice bando lavori al fine di evitare una privatizzazione sostanziale della società.

A raccontare la dinamica dell’approvazione di questo punto cardine delle scelte per il futuro della città proprio il Presidente Alessio Mauro.

Negli anni si è parlato spessissimo del rischio di perdere il controllo del porto, ora è una certezza che non accadrà?

“La scelta del Cda sia di garantire la quota pubblica di partecipazione che di mantenere la gestione diretta del porto – risponde – si coniuga in via obbligata alla luce delle nuove disposizioni della legge Madia, su cui mi riservo di tornare la prossima settimana per un approfondimento, entrata in vigore il 23 settembre scorso, che sancisce specifici parametri di fatturato che possono essere assicurati alla Capo d’Anzio, solo con il mantenimento della gestione diretta di tutto il porto, quindi è una certezza che resterà pubblico”.

L’articolo è stato votato anche dal socio privato Marconi o comunque da i suoi delegati, come se lo spiega?

“Anche in questo caso – risponde – si tratta di una scelta obbligata ai sensi della stessa legge Madia che costringe l’organo di gestione a salvaguardare la quota pubblica. Per cui essendo l’operato dell’Amministratore delegato e dello stesso consiglio vincolato, stiamo assistendo ad un fenomeno giuridico che è stato lo stesso legislatore a normare. Fermo quanto detto, eppur non potendo entrare all’interno degli animi, credo che alla fine dei conti attingere alla finanza pubblica, in subordine alle banche private con procedure di trasparenza, garantire la quota pubblica e realizzare l’opera sia oramai il minimo comune demìnominatore che lega le forze in campo tutte, sia la parte pubblica che quella privata, entrambe orientate al medesimo scopo”.

Questo vuol dire, assunzioni dirette e pubbliche per la futura gestione?

“Questo vuol dire, più nel dettaglio, che la società Capo d’Anzio diventerà essa stessa una stazione appaltante per i servizi, i lavori e le forniture e non sarà possibile relegarla a mero soggetto riscossore dei canoni condominiali dei posti barca, cosa che invece sarebbe accaduta prima della riforma della legge e in ogni caso, con la cessione di tutti i posti barca all’eventuale soggetto realizzatore dell’opera portuale. E sul piano assunzionale vuol dire che sarà la stessa Capo d’Anzio che, nel rispetto delle procedure di selezione pubblica, potrà aumentare la propria forza di lavoro con personale proprio”.

Lo staff della Capo d'Anzio con il Presidente e l'Ad
Lo staff della Capo d’Anzio con il Presidente e l’Ad

Un radicale cambio di rotta rispetto al precedente bando, che prevedeva, con la tecnica del project financing la cessione di tutte  le realizzazioni e la futura gestione.

“Una scelta che ci indica la legge e che non è derogabile da altri indirizzi. E che per la verità – aggiunge Mauro – è anche più coerente con la scelta tanto rivendicata da tutti, di mantenere un legame strettissimo tra la nuova struttura e la città non solo in senso formalistico ma sostanziale. Anche guardando all’esperienza di altri Paesi, come ad esempio la Francia, si prefigura uno scenario in cui finalmente il soggetto pubblico attuatore mantiene su di sé sia la realizzazione che il controllo e con l’inevitabile conseguenza che trattandosi di gestione  a valenza pubblica tutte le scelte  connesse al reinvestimento dei ricavi saranno orientate a beneficio della collettività e che i relativi costi, salvo più adeguato approfondimento, potranno essere mediamente più contenuti rispetto a quelli di un gestore privato orientato solo al profitto, un po’ come una scuola pubblica e una privata, costi decisamente diversi e spesso maggiori iscrizioni per la pubblica”.

Resta da capire chi ci metterà i soldi…

“Siamo in procinto di perfezionare l’aggiornamento del business plan alla luce dei parametri contabili che sono da modificare all’indomani della riconsegna delle aree. Un piano da porre all’attenzione, in tempi brevi, ad Istituti pubblici finanziatori e in subordine a Istituti finanziari con procedure di trasparenza e informazione che possano consentire un’adeguato confronto sulla vantaggiosità dell’investimento”.

E il famoso fondo maltese?

“La tematica del fondo maltese trattata nell’ultimo cda alla presenza di tutti i capigruppo delle diverse espressioni politiche cittadine, ritengo, così come ha ritenuto approvando la mia iniziativa l’intero cda, che si tratti di un’ipotesi che resta da considerare solo in terza analisi. Si deve infatti necessariamente e preventivamente percorrere la strada dei fondi pubblici e dunque delle banche private. Tenuto sopratutto conto che nella logica del diritto pubblico assume una valenza legittimante dell’intera azione amministrativa la sua convenienza e che è decisamente più conveniente guardare a banche e istituti pubblici che ai fondi”.

Una volta trovati i soldi quale sarà il il primo step da realizzare?

“Si parte dagli ormeggi – il cronoprogramma prevede questo, si parte dal rifacimento dei molti esistenti e la realizzazione dei nuovi fino alla creazione di un massimo di 580 posti barca. Peraltro il mantenimento della proprietà in favore della capo d’Anzio, potrà garantire come è emerso nel confronto pubblico, il mantenimento di quall’asset immobiliare ed economico che potrà garantire il proseguimento della realizzazione del porto anche per quello che riguarda il molo di sopraflutto al fine di non dare l’idea alla collettività che non si voglia fare tutto e in tempi brevi”.

A dire la sua sulla vicenda anche il nuovo Amministratore della Spa Antonio Bufalari, espressione del socio privato.

“Amministratore societario – spiega – vuole portare avanti non interessi di parte ma la buona amministrazione della società indipendentemente da chi viene indicato. La finalità non è quella di assicurare i vantaggi del solo socio privato ma di tutti altrimenti si agirebbe in frode alla società stessa. Gli amministratori prenderanno le proprie carte e andranno a brevissimo a bussare alle porte dei finanziatori, prima il pubblico e poi il  privato, chiedendo di investire sull’opera e, dove non si riesca a reperire le risorse giuste e necessarie, e solo allora si potrebbe chiedere l’intervento dei soci, altrimenti no. Noi crediamo di riuscire a farcela da soli”.

“Quando non ho votato il bando precedente – ha aggiunto Bufalari – l’ho fatto perché secondo me la Spa doveva permanente nella gestione del porto e non essere estromessa. Sostanzialmente far permanere la gestione nelle mani della capo d’Anzio è una permanenza di interesse pubblico nella gestione del porto, con il sostegno di un socio privato che si può esprimere e dare il proprio giudizio. Dando la realizzazione in mano a terzi sarebbe estromesso il Comune, ma anche il privato. Non ha senso essere soci di una società che non fa nulla, come socio minoritario resta conveniente una partecipazione con una quota condivisa nel Comune. Ogni socio se può dire la sua ha senso, altrimenti no. Se cedi tutto ad un terzi, come prevedeva il bando originario, oltre ad  un altissimo tasso di contenzioso, se fallisce il privato si ferma l’opera e i lavori, mentre con la realizzazione pubblica questo non accade”.

All’esito della ricerca dei fondi sarà cura della Capo d’Anzio indire una conferenza stampa per spiegare ogni possibile dettaglio sul futuro intervento compresa l’iter amministrativo finalizzato alla realizzazione del bando per il molto sopraflutto. Nel corso della prossima settimana, infine, verrà discussa nel dettaglio la legge Madia e i suoi possibili riflessi sulla Spa.