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Capo d’Anzio, Bertollini: “Bisogna salvare il porto e la villa di Nerone”

“E’ inaccettabile che Anzio possa perdere un patrimonio come il porto. La storia di Anzio inizia con la villa imperiale, oggi grande area archeologica di valore inestimabile, ed è fiorita con la realizzazione della marina che oggi rischiamo di perdere” a dirlo è l’avvocato Stefano Bertollini commentando la sentenza de Tribunale di Velletri che apre la liquidazione giudiziale della Capo d’Anzio Spa, società partecipata dal Comune incaricata della realizzazione, poi della gestione del porto.
“Dobbiamo aprire un dibattito sulle responsabilità. Se siamo arrivati alla nomina di un giudice delegato e due curatori per la liquidazione giudiziale della società è evidente che di quel progetto faraonico per la marina anziate non ha funzionato nulla. Possibile che con tanti organi di controllo sulla società, nessuno ha visto una situazione tanto disastrosa prima di arrivare a questo punto? Inoltre, quello che ancora non è chiaro: perché una società nata per la realizzazione del porto è finita a gestire i posti barca?
A questo punto, la concessione della marina torna alla Regione e il Comune, quindi i cittadini, rischiano di non avere voce in capitolo sul loro bene più prezioso per anni. Per non dimenticare, i dipendenti della Capo d’Anzio, che fine faranno?
Con la conclusione di questa vicenda è inutile sottolineare che il progetto di un grande porto è stato pensato male e gestito peggio, ma questo è il momento per aprire un dibattito e discutere il da farsi valutando i seri benefici e i costi per il bene di questa città che non può prendersi il lusso di perdere il porto, come è successo per l’area archeologica, inserita nel parco dei Castelli Romani.
Infatti Anzio ha perso la gestione di due pezzi della propria identità – la villa di Nerone e l’area naturalistica di Tor Caldara – per essere affidati all’ente parco dell’entroterra romano che ha capito il valore di questi due beni ed ha rispolverato dei vecchi atti pur di ‘appropriarsene’.
Immaginiamo tutta le ricchezze archeologiche e naturalistiche che si estendono tra Pomezia e Ardea passando per Anzio fino a Nettuno, al castello di Torre Astura. Piuttosto che la gestione dell’ente parco, auspico che questi Comuni prendano consapevolezza del loro preziosissimo patrimonio e riescano a difenderlo, magari tutti insieme. Non è difficile immaginare un Ente apposito per la gestione di questi beni del Litorale, ma per farlo ad Anzio servono prima di tutto politici in grado di dialogare con i comuni vicini, poi capaci di mediare con le istituzioni della Pisana, per chiedere una legge regionale per accorpare questi beni”.