“A distanza di quasi un anno da quando abbiamo deciso di chiudere la nostra edicola, molti altri colleghi hanno dovuto abbassare le serrande, anche qui in zona. La crisi che ha colpito noi, in realtà è frutto dell’ evoluzione della tecnologia smart, dell’ essere sempre connessi ma isolati, del bombardamento quotidiano di informazioni h24, che inesorabilmente inghiottirà e travolgerà tutti quei chioschi, che poi in realtà non erano solo semplici punti vendita ma di aggregazione”.
Questa la testimonianza di Sabrina, una delle ultime edicolanti tra Ardea e Pomezia, che si trovava nel quartiere di Nuova Florida, che ripercorre la storia che l’ha portata prima rilevare e poi a chiudere l’attività di famiglia, presa in carico quando l’Editoria era un punto di forza per poi, con l’evoluzione tecnologica, arrivare a diventare un lavoro in via di estinzione.
“Le edicole – aggiunge – erano un servizio sociale, oltre l’acquisto c’era altro, c’era una una quotidianità di rapporti umani, di routine. Sapevo esattamente cosa voleva il cliente, e a seconda dell’orario e della persona, che tipo di conversazione approcciare. Per ogni cliente una “terapia” personalizzata. A volte non serviva neanche parlare….la mattina intorno alle 6,30 era il giornale al volo. Tra le 7,30 e le 8 era la processione di bambini piccoli con le mamme o le nonne che venivano a comprare un giochino per convincere i piccoli ad entrate a scuola. Tra le 10,30 e le 12, la fascia dei pensionati il giorno dipendeva dal turno del dottore di riferimento, o dall’uscita dell’enigmistica. Tra le 16,15 e le 17 erano chiacchiere di confronto sui compiti, sugli insegnanti, mentre il bambino cercava lo “slime” del momento che l’amichetto aveva comprato il giorno prima. Dopo le 18 era l’orario dei papà che tornando dal lavoro si fermavano a ritirare le collezioni messe da parte, oppure erano alla caccia deli gadget ambiti dal proprio figlio, per cui dopo le tante edicole girate nel tragitto da lavoro a casa, arrivavano stremati senza speranza e si riprendevano solo dopo quello che in quel momento sembrava quasi un miracolo….
ma che altro non era che una attenzione alle richieste e un investimento azzeccato. Ancora oggi quando incontro vecchi clienti – spiega – è bello sentire di aver lasciato un segno nelle loro vite, perché se mi fermano significa che sono stata utile anche nel saper ascoltare. È stato un vero dispiacere per me dovermi arrendere, dover chiudere quella attività trentennale tirata su con tanta passione da mia mamma e dalla mia socia per anni, mentre io studiavo e poi mi laureavo. È difficile dopo aver dedicato per 15 anni tempo e passione ad una attivita, dopo aver versato il sudore e fatto sacrifici, dopo aver fidelizzato i clienti anche con l’organizzazione di eventi pubblici, creando Panini Tour, scambi di figurine, e poi tanto altro, vedere oggi le luci spente in quella piazza, perché comunque era vita. Oggi ho deciso di buttarmi in un altro progetto, assieme a mio marito e due cari amici della asd Equilibrio, che come me mettono la passione e il cuore nel sociale, con loro abbiamo deciso di fare un Centro Estivo “L’Isola che c’è” nella meravigliosa location del Mare di Roma Village, pronta a spendere di nuovo le energie in qualcosa che comunque oltre che essere un lavoro, da’ l’opportunità di intessere relazioni, socialità e servizio ben oltre il semplice bene”.