Quando scatta l’allarme mare sporco le prime vittime sono i balneari. Attendono un anno per lavorare, incrociano le dita affinché il maltempo non rovini la stagione, e poi in un attimo vedono sparire la clientela e si trovano costretti ad attendere i tempi – non sempre brevi – di indagini e analisi per fare chiarezza sulla reale situazione dei fatti. Nel Lazio, proprio i balneari hanno così deciso di organizzarsi e rivolgersi a laboratori privati, per far controllare ogni giorno la qualità del mare e fornire in tempo reale i dati alla clientela. “L’unico modo per cercare di superare la burocrazia e i tempi lunghi delle verifiche ufficiali – dice il presidente regionale del Sib, Fabrizio Fumagalli – è quello di fare da se, anche se la spiegazione di quanto sta accadendo in diversi centri negli ultimi giorni va comunque cercata soprattutto nel caldo record. Fenomeni di acqua torbida e schiume si hanno quasi sempre con particolari condizioni meteo-marine. Le altissime temperature favoriscono tali situazioni e purtroppo prima che arrivino le risposte ufficiali sulle analisi fatte passa troppo tempo. Magari il mare già gode di ottima salute, ma nessuno lo certifica. Per questo abbiamo pensato ad affidarci a dei privati”. Fondamentale, però, secondo i balneari, è il ruolo dei Comuni. “Hanno gli strumenti più efficaci per intervenire e i miei colleghi, soprattutto a Terracina, Nettuno e Fiumicino, si sono subito rivolti a loro chiedendo di trovare delle soluzioni”. A Nettuno, lo ricordiamo, è stato imposto il divieto di balneazione su quasi tutto il litorale di Cretarossa per dei guasti ai collettori di Acqualatina, mentre nella giornata di domenica il personale della Guardia costiera ha effettuato prelievi in più punti proprio per monitorare la situazione mentre molti cittadini continuano a segnalare problemi legati a dermatiti, pruriti e influenze intestinali.