Sono stati premiati questa mattina, nell’aula magna della scuola Visca di via Olmata, i ragazzi che hanno vinto il Concorso “Ricordare per non dimenticare” promosso da Nonno Antonio Taurelli, da tempo impegnato sul territorio di Nettuno per far conoscere a tutti la drammatica esperienza della guerra e l’importanza di impegnarsi per una pace che sia duratura. La mattinata, trascorsa tra esibizioni, momenti musicali (prima l’Inno di Mameli cantato dal coro, poi una versione di Blowin in the wind di Bob Dylan), e performance di danza, è stato intensa di emozioni sia per la presenza di molte persone, molti nonni che la guerra e le tragedie che porta con se le hanno vissute sulla loro pelle, sia per i concetti espressi che molte volte alle orecchie dei giovanissimi, suonano solo come parole. E proprio su questo Nonno Taurelli vuole incidere, per far capire a tutti che la storia che oggi si legge sui libri, come una brutta favola, è costata la vita a tante persone e chi è sopravvissuto ha dentro di se segni che non si possono cancellare. A presentare l’iniziativa la Dirigente scolastica Anna Maria Cervoni. “E’ bello vedere molti nonni – ha detto – al culmine di un progetto che va avanti da otto anni sulla memoria. Ringrazio per la presenza il commissario del comune di Nettuno Roberto Leone, il Comandante della polizia Municipale Antonio Arancio, Carmen Canta del Commissariato di polizia e il Direttore del cimitero Americano perché la presenza delle istituzioni è importante, non è solo la scuola a dover educare. Grazie al progetto di Nonno Taurelli – ha detto ancora la Cervoni – possiamo far emergere le eccellenze degli studenti. I ragazzi tirano fuori le proprie abilità e competenze. Nonno Taurelli è un tesoro di saggezza, ci parla di pace, libertà, solidarietà che sono parole importanti su cui riflettere. Abbiamo perso il senso del limite e di certi valori condivisi, questo è un problema. L’educazione in passato era condivisa dalla famiglia e dalla chiesa ora non accade più. Non bisogna essere indifferenti e quello che chiedo alle famiglie oggi è di fornire ai ragazzi un’educazione univoca, di essere tutti dalla stessa parte nei valori da portare avanti”. Quindi ha preso la parola il commissario Leone. “Sono state dette parole importanti – ha esordito – la guerra sembra cosa di un altro mondo ma sono fatti accaduti, veri. Il valore della pace invece va vissuto concretamente oggi e non si può mai dare per scontato. Da noi oggi sono accolte centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla guerra e ospitarli in maniera dignitosa e umana vuol dire aver capito il valore della pace e capire che la pace va perseguita anche con l’accoglienza e con il cercare di limitare le diseguaglianze sociali”. Intenso anche l’intervento del Direttore del cimitero americano che, da poco in Italia, ha voluto comunque esprimersi nella nostra lingua. “Dico grazie alle scuole che sempre vengono da noi in visita. È importante ricordare perché come diceva il nostro Presidente Kennedy ‘chi non ricorda chi è morto per la libertà non la conserva per molto tempo’. Le relazione tra soldati – ha aggiunto – è più stretta di quella tra fratelli, ce lo dimostra proprio Antonio Taurelli che viene tutti i lunedì da 71 anni a portare i fiori ai ragazzi americani con cui ha combattuto e che sono caduti”. Infine il Direttore ha invitato tutti i presenti al Memorial day, una festa molto sentita in america che si terrà il prossimo lunedì mattina. “In quel giorno e in tutti gli altri – ha detto agli studenti – siete sempre i benvenuti”. Quindi è stato il nipote di Nonno Taurelli a leggere una sua lettera. “Ringrazio i professori per aver puntato sulla forza educativa di questo progetto – ha detto – la storia è un luogo concreto, l’antefatto della nostra vita di cui dobbiamo conoscere i capitoli. La ragione del mio interesse per la guerra è che scoppiò quando avevo 18 anni, dopo gli anni bui del fascismo, e la nostra vita è cambiata per sempre. Quando sono sbarcati gli americani mi sono subito schierato con loro, avevo visto atrocità, violenza e morte, episodi da cui non ci si potrà mai liberare. Devo in quanto testimone di quel periodo – ha concluso – far sapere agli altri cosa è successo perché non accada mai più. Oggi la crisi rischia di distruggere la solidarietà sociale, il debole diventa sempre il colpevole e si mettono a rischio la pace e la democrazia che non sono mai assodate ma per cui bisogna sempre lottare. La guerra ha cambiato la mia vita non deve succedere più, ve lo testimonio oggi e vi invito a impegnarvi per la pace, l’accoglienza, la solidarietà ve lo dico a 89 anni con l’unica forza che mi rimane, quella della memoria”.