“Sono convinto che il primo senso della vostra presenza stia proprio nella condivisione della concreta situazione umana, spirituale e professionale, delle persone affidate alla vostra cura”. Così monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, si è rivolto ai sacerdoti riuniti per il XX convegno nazionale dei cappellani della Polizia di Stato, presso l’Istituto per Ispettori di Nettuno in corso in questi giorni. “Cosa può significare, dunque, calarsi nella condizione esistenziale di un agente di Polizia?”, si è chiesto il presule, introducendo la sua relazione. “Lasciarsi permeare, in senso buono, dalla mentalità di questo ambiente particolare che è la Polizia – ha spiegato Galantino – ascoltare molto il vissuto dei poliziotti, assumerne il linguaggio per riuscire a nostra volta anche a riproporre in maniera comprensibile ed efficace la freschezza della parola del Vangelo”. “Si tratta, perciò di ‘uscire’ – ecco una delle ‘vie’ che caratterizzano il cammino di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale che celebreremo in novembre a Firenze – uscire, sulla spinta delle indicazioni puntuali di Papa Francesco; uscire per andare incontro e per lasciarsi incontrare: senza paternalismi, senza clericalismi, animati da un’autentica passione per l’uomo, di cui si è pronti ad accogliere le diverse esperienze, discernendo, valorizzando e incoraggiando. Occorre accettare di aver a che fare con le persone concrete, le loro difficoltà e i loro problemi, ben al di là del giudizio sommario di chi stenta a cogliere i risvolti e le ricchezze di un servizio tanto prezioso quanto spesso ingrato”, ha proseguito mons. Galantino rivolgendosi ai cappellani della Polizia di Stato. “Contribuite a mantenere viva in loro una sensibilità e una pratica di solidarietà nei confronti dei più deboli e, proprio per questo, meno tutelati, vittime di vecchie e nuove iniquità, affinché ciascuno faccia la sua parte per ridurre il divario tra coloro che sono portatori di interessi forti e quanti si dibattono nell’area del bisogno e del disagio. L’assistenza spirituale che siete chiamati a offrire – ha sottolineato il segretario Cei – è un impagabile valore aggiunto nel quadro dei valori della Polizia e del suo servizio alla collettività. Per questo, vive di quella credibilità che ci si guadagna sul campo, quando si lavora liberi da tornaconti personali come dalla ricerca di ingiustificati privilegi o comodità. Non si può parlare della prossimità di Dio – ha concluso Galantino – se non accettando la fatica di farsi a propria volta prossimi; non si può annunciare la misericordia, se non ponendo gesti e segni di riconciliazione, disposti a versare con abbondanza olio e vino sulle ferite che fanno sanguinare l’animo umano”.